“Fanghi da depurazione. Emergenza industriale o valore?”
Nell’ambito della fiera internazionale dedicata ai professionisti dell’acqua e del controllo ambientale Watec Italy, Padania Acque ha organizzato, in collaborazione con CremonaFiere, il convegno dal titolo Fanghi da depurazione. Emergenza industriale o valore? che si è tenuto la mattina di mercoledì 23 ottobre presso la sala Smart Agriculture (Padiglione 1) del polo fieristico di Cremona.
«Il tema di questo convegno si può sintetizzare in due parole: economia circolare e natura – ha dichiarato in apertura il Presidente di Padania Acque Claudio Bodini. La natura applica perfettamente il sistema di economia circolare attraverso il ciclo dell’acqua. La società dell’idrico cremonese depura ogni anno trenta milioni di metri cubi di acqua che, dopo essere prelevata, distribuita e utilizzata, viene restituita all’ambiente. La piattaforma normativa, il sistema economico e la catena industriale devono lavorare in quest’ottica, con l’obiettivo di recuperare e valorizzare le acque reflue depurate e i fanghi da depurazione».
Il sindaco Gianluca Galimberti, ricordando la vocazione agricola della città di Cremona e del suo territorio, ha sottolineato «la necessità di adottare una visione sovraterritoriale con politiche regionali e nazionali lungimiranti che appoggino gli investimenti industriali per ridurre la produzione di rifiuti, a monte del processo, e il conseguente smaltimento, a valle».
Il consigliere della Provincia di Cremona Giovanni Gagliardi ha sottolineato l’impegno dell’Ente al tavolo tecnico “Fanghi da depurazione” di Regione Lombardia, una esperienza condivisa con le associazioni di categoria, ambientaliste e con i gestori degli impianti provinciali.
Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Tecnologie per l’uso e la gestione efficiente di acque e reflui di ENEA (secondo ente nazionale di ricerca, dopo il CNR, che si occupa di studi multidisciplinari tra cui tecnologie per l’energia e un suo uso efficiente e la sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali) ha affrontato il tema del recupero del Fosforo, materia prima largamente utilizzata in ambito agricolo, e della necessità di minimizzare la produzione dei fanghi e, al contempo, di massimizzarne il recupero delle forme di energia (calore, biometano, fertilizzanti) grazie a impianti e tecnologie di trattamento in grado di controllare gli agenti inquinanti e di prevenire la produzione di fanghi di cattiva qualità.
Giorgio Gallina, della Direzione Generale Ambiente e Clima di Regione Lombardia, ha illustrato il quadro normativo regionale all’interno di un contesto geografico caratterizzato dal 60% di fanghi derivanti da reflui civili, dal 30% di origine alimentare e dal 10% di natura industriale. L’obiettivo è quello di utilizzare fanghi di migliore qualità e di giungere alla revisione della norma nazionale per la gestione dei fanghi che prevede l’utilizzo del fosforo da recupero, l’utilizzo dei fanghi per la preparazione di fertilizzanti e l’utilizzo agronomico dei fanghi e dei gessi di defecazione.
Dopo le due relazioni, si è tenuta la tavola rotonda “Fanghi da depurazione. Quale futuro?”, moderata dal giornalista e direttore del giornale La Provincia di Cremona Marco Bencivenga e partecipata dai principaliprofessionisti e dagli stakeholder del settore: Paolo Giacomelli, Vice Direttore di Utilitalia, Viviane Iacone, Dirigente della struttura di Pianificazione e Tutela e Riqualificazione delle Risorse Idriche di Regione Lombardia, Alessandro Lanfranchi, Amministratore delegato di Padania Acque e coordinatore della Commissione Acqua di CISPEL Lombardia, Andrea Lanuzza, Direttore dell’Area Tecnica del Gruppo CAP Milano e Claudio Sanna, Amministratore delegato di LGH.
Un costruttivo confronto da cui è emersa la volontà di realizzare una integrazione industriale dell’intera filiera dei fanghi, a partire dalla sinergia tra il settore acque e rifiuti-ambiente. I fanghi da depurazione sono un valore, non un problema, da valorizzare con competenza, con una visione di insieme da parte di tutti i soggetti coinvolti, con l’adeguato supporto amministrativo e legislativo, limitandone la produzione e ripensando il ciclo di depurazione.
L’Amministratore delegato Alessandro Lanfranchi, a tal proposito, ha sottolineato che la mission del gestore del Servizio Idrico Integrato è proprio quella di trattare l’acqua senza produrre rifiuti in ottica di tutela ambientale e di riduzione dei costi. Basti pensare che la gestione dei fanghi incide molto nell’attività aziendale, con un volume annuo pari a 13-14 mila tonnellate e un costo di euro 225 a tonnellata. Per il prossimo futuro occorre ridurre i costi e, in agricoltura, verranno usati solo i fanghi migliori, con apporto agronomico positivo per i terreni, mentre gli altri fanghi (quelli con un contenuto importante di materie prime) devono essere valorizzati in modo che solo una parte residuale finirà nelle discariche o negli inceneritori.
Il direttore generale di Padania Acque Stefano Ottolini ha concluso il convegno riassumendo gli obiettivi comuni: pianificazione, azioni sovraterritoriali e investimenti, a partire dalla imprescindibile e trasversale integrazione tra il ciclo idrico integrato e gli operatori del mondo dei rifiuti, al fine di arrivare alla chiusura del ciclo industriale.
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