Dal terreno lungo la S.P. 20 nel comune di Fiesco affiorano resti della civiltà romana. Frammenti ceramici e laterizi svelano la presenza di un antico pozzo, probabilmente eredità di un insediamento collocabile tra il IV e il VI secolo d.C.
La scoperta è avvenuta durante gli scavi condotti da Padania Acque per realizzare il collettamento fognario che convoglia le acque reflue alla rete comunale di Salvirola fino all’impianto di depurazione Serio 1 di Crema. I lavori di ammodernamento ed efficientamento della rete fognaria si stanno svolgendo grazie alla preziosa collaborazione della Soprintendenza Archeologia, belle Arti e Paesaggio di Cremona e Mantova e dei suoi archeologi, che sono immediatamente intervenuti per fare luce sull’inaspettato ritrovamento.
Il funzionario della Soprintendenza dott.ssa Nicoletta Cecchini racconta i dettagli della scoperta: «Nel mese di febbraio, mentre si procedeva alla posa della nuova condotta fognaria, un affioramento di laterizi romani visibile nel terreno in superficie ha insospettito gli archeologi: andando a verificare in profondità, ai loro occhi è apparsa una serie di mattoni disposti con andamento circolare, subito ricondotti alla presenza di un pozzo.
Lo scavo archeologico, condotto dalla Società di Ricerche Archeologiche Archeo Studi Bergamo con la presenza sul campo del dott. Fabio Fiocchi e della dott.ssa Michela Martinenghi, ha evidenziato la mancanza della parte sommitale del pozzo, la presenza di mattoni ricurvi provenienti da almeno due differenti pozzi smontati e alcune parti di laterizi ipercotti che sono stati attribuiti alla distruzione di una fornace. Non solo, sul fondo sono finiti alcuni oggetti in legno, probabilmente caduti dall’alto e mai recuperati. I reperti prelevati si sono ottimamente conservati per effetto dell’acqua di falda che ha reso particolarmente complesso lo scavo ma che ci ha restituito manufatti di 1500 anni fa.
I reperti sono attualmente affidati al Laboratorio del Centro di Trattamento del Legno Imbibito, presso la Soprintendenza ABAP-CO-LC a Milano, e affidati alle esperte mani della restauratrice Annalisa Gasparetto, che ne ha avviato la pulitura. In particolare, appare interessante una sorta di cesto o secchiello, formato da piccole doghe di legno ricurve, bloccate tra loro tramite legature, forse usato per attingere l’acqua. È stato recuperato inoltre un attrezzo conformato a forcella, che potrebbe essere collegabile al sistema di sollevamento con carrucola del secchio.
Sarà necessario tempo per progredire con il restauro degli oggetti recuperati: le operazioni per permettere la conservazione di materiali organici e in particolare del legno sono delicate e complesse».
Il Presidente di Padania Acque, Claudio Bodini, commenta l’importante scoperta: «La nostra gente ha origini lontane, gli etruschi cenomani prima ancora delle guarnigioni romane del 200 a.c. ne abitavano le pianure.
Gli insediamenti nelle nostre pianure erano favoriti dall’abbondanza d’acqua, grande ricchezza delle nostre fertili terre, come testimoniano i manufatti idrici che pervengono fino ai nostri giorni perfettamente conservati dalle argille umide del nostro sottosuolo.
Le falde superficiali potevano essere accessibili con poco sforzo dai nostri avi, con tecniche collaudate di scavo attraverso il posizionamento di laterizi che ne conservavano nel tempo la funzionalità.
I manufatti di epoca romana resistono ancora oggi come i grandi acquedotti dell’agro romano e diffusi in tutto il sacro romano impero.
L’antica FLEXUM o il luogo chiamato FLESCO (a locus ubi dicitur Flesco), l’attuale Fiesco, ci ha restituito una testimonianza preziosa della nostra civiltà contadina, un particolare ringraziamento alla Dott.ssa Nicoletta Cecchini ed al soprintendente di Cremona Lodi e Mantova dott. Gabriele Barucca per l’attenzione rivolta a questa preziosa pagina di storia dell’acqua della nostra terra».
“Questo importante ritrovamento a Fiesco – dichiara Giuseppe Piacentini, sindaco di Fiesco - risulta essere una ulteriore conferma e un prezioso contributo sulle testimonianze archeologiche dell’età romana raccolte ad est e a ovest del Serio, che si aggiunge con particolare riferimento al libro dal titolo “La memoria di Fiesco”, scritto da Ferruccio Caramatti nell’anno 2004 con un saggio della Dott.ssa Marina Volontè, curatrice allora della sezione archeologica del Museo di Cremona.
In questa opera, infatti, vengono riportate le testimonianze del ritrovamento di una tomba celtica scoperta a Fiesco nel 1967, così come il rinvenimento di materiali di età romana (monete, pesi di piombo, frammenti di anfora e tegole), recuperati nel 2003 in occasione dei lavori attuati nella nuova area artigianale in località Gerola, che si trova poco distante dal luogo dove è stata rilevata la presenza del pozzo romano.
Concludo questo mio breve intervento con una personale riflessione per dire che Fonte Flexum è il nome che abbiamo voluto dare alla nuova casa dell’acqua, fornita da Padania Acque, che è stata recentemente collocata nel piazzale del Municipio e che a breve entrerà in funzione. Che sia questo un segno del destino?”